lunedì 9 luglio 2012

Solo

Si, è così che mi piace viaggiare, ormai è risaputo, e non è soltanto per la totale indipendenza, cosa non da poco, ma ci sono due cose che principalmente mi piacciono: l'occasione per riflettere e il contatto con la gente.
Se accendiamo la TV si sentono le notizie più sconvolgenti, atti umani brutali che spaventano e ci fanno avere un'idea sbagliata del mondo. Il buono non fa notizia, è per quello che se ne parla poco, ma la gente è spettacolare. Ci sono piccoli gesti che possono sembrare insignificanti ma che ti fanno capire che solo non sei mai, ma puoi contare sia sulle persone che conosci, ma la cosa sorprendente è che spesso puoi farlo di più con le persone che incontri strada facendo. Amo la gente.

Sabato per la prima volta in solitaria tento la salita al forte Jafferau, è una carrabile militare d'alta quota, in Val di Susa, si arriva fino a 2800 metri sul livello del mare, non c'è segnale dei cellulari, guido un bisonte da 230 kg e sono modestamente carico.
Qualcuno si trova sempre, anche lassù, ma capisco che sarebbe meglio far sapere a più persone dove sono.
La rete ormai ci mette in comunicazione permanente con chiunque conosciamo, ma solitamente viene usata a scopo ludico, frivolo. Approfitto quindi della mia bacheca virtuale e per la prima volta scrivo un messaggio serio. I miei amici si sono rivelati grandiosi, diversi messaggi di "ricevuto! ;-)" mi sono arrivati subito ancora prima di perdere il segnale e sono certo che anche chi non ha scritto nulla ha, se non altro, preso seriamente il mio messaggio.

Ripetere la stessa cosa domenica sarebbe stato un po' complicato, mi trovo oltre confine e sarebbe tutto più difficile. Attacco così di buon ora il Col d'Izoard e nonostante il sole già splenda nel cielo si vede ancora la luna, mi fermo a fotografarla e le faccio l'occhiolino. Mi sarà d'aiuto.
Vorrei tentare la salita e il passaggio al Tunnel du Parpaillon. Anche questa è una vecchia strada militare e giunti al colle, a oltre 2600 metri, c'è una galleria lunga 500 metri nella quale durante l'inverno l'acqua che cade dalla roccia all'interno si congela fino a formare blocchi di ghiaccio spessi anche un metro che rendono impossibile il transito. Il cartello all'inizio della salita indica "Fermé". Faccio finta di non vederlo e apro il gas, i tasselli arano la carrabile, il fondo è compatto e pietroso, attraverso così gli alpeggi d'altura e sono alla sommità in men che non si dica.
Trovo fermi all'imbocco del tunnel tre motociclisti tedeschi. Saluti, due parole di convenevoli e poi... passiamo o no? Sono indecisi anche loro. Prendiamo le torce e percorriamo a piedi la galleria. E' buio e sembra di essere in un freezer, c'è un sacco di acqua e al centro c'è ancora ghiaccio, sarà una spanna, ma riusciamo ad individuare la rotta da seguire per tenere le ruote sulla terra, fatto salvo per un tratto di 5 o 6 metri dove non c'è alternativa. O si passa sul ghiaccio o nada.
Torniamo alle moto, ci guardiamo, siamo in quattro, se succede qualcosa a qualcuno ci si può dare una mano. Andiamo. Imbocchiamo il tunnel e con estrema cautela percorriamo la traccia prestabilita, "voliamo" sul tratto ghiacciato ed in poco più di 2 minuti siamo fuori dall'altra parte!

Abbiamo festeggiato come fossimo amici da sempre. In realtà lo siamo stati solo per un quarto d'ora, ma disposti a tutto per aiutarsi a vicenda in un momento di difficoltà.
La gente è fantastica.
E io viaggio per incontrarla.


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