martedì 16 ottobre 2018

The Silk Road - 4° ed ultima parte - Pamir Highway

19 agosto 2018


Si riparte da Samarcanda in sella alla motona carica. Le strade sono sempre molto sconnesse, si deve fare attenzione, soprattutto quando sembra che fili tutto liscio, perchè buche enormi e molto pericolose sono sempre in agguato.
Dopo una manciata di chilometri (superato il tanto famigerato Tunnel della Morte, rivelatosi poi una normalissima galleria puzzolente) arrivo al confine, formalità doganali abbastanza veloci e sono in Tagikistan. La dogana è in mezzo al nulla, attraversata da molti locali a piedi, la ex Unione Sovietica ha cambiato i confini e con la sua fine alcune famiglie sono state separate, a questi poveretti tocca spostarsi sulle proprie gambe per chilometri, spesso con borse pesanti in mano.
In dogana non c'è nulla, il sole è battente, la logistica prevede l'assicurarsi del passaggio dei mezzi di supporto ma fa troppo caldo, decido di proseguire e mi fermo in compagnia degli amici motociclisti qualche chilometro dopo all'ombra di alcune piante. Dopo pochi minuti spunta, apparentemente dal nulla ma poi scorgo una fattoria in lontananza, un bambino di non più di 6 o 7 anni il quale si avvicina e stringe la mano a tutti, come a darci il benvenuto nel suo paese. Se la cosa così di per sé è stata commovente, non sono riuscito a trattenere le lacrime qualche minuto dopo quando lo stesso bimbo fu di ritorno per omaggiarci una borsa di plastica strapiena di frutta.

Il viaggio prosegue abbastanza speditamente fino a Dushambe, la capitale. Qualche settimana prima, ad un centinaio di km a sud della città, una vettura con a bordo degli squilibrati appartenenti all'autoproclamato stato islamico hanno investito ed ucciso 4 ciclisti occidentali. E io da domani sarò per tre giorni al confine con l'Afghanistan. Un pochino di tensione dentro non nascondo di avvertirla.






20 agosto 2018

Giornata da paura! L'ennesima, e temo che nemmeno sarà l'ultima.
Parto da Dushanbè al mattino presto e percorro una strada dalle condizioni allucinanti che mette a dura prova sia me che la moto. Attraverso piccoli villaggi, la popolazione locale è gentile ed ospitale, diversi i posti di blocco dove i militari, sempre in modo molto amichevole, chiedono i documenti ed i visti.
Il territorio si fa via via sempre più montano, fino ad arrivare ai 3252 metri del Khoburubot Pass, se il paesaggio appare tranquillo e rilassante in realtà la zona è abbastanza calda, nel senso che al di fuori dalla strada è pieno di mine antiuomo, ed i cartelli che lo segnalano incutono una sensazione che è difficile da descrivere.
Arrivo a Kalai Khum, a pochi metri dal confine con l'Afghanistan, che è già calato il buio, dopo 12 ore di guida su piste sterrate, sono stravolto e febbricitante. Ho appena le forze per rifornirmi di carburante e mangiare una zuppa calda alla locanda del paese. Mi imbottisco di ogni medicinale di cui dispongo e crollo a letto.







21 agosto 2018

Faccio colazione con un chilo di aspirina ma in confronto alle condizioni in cui sono andato a dormire ieri sera mi sento abbastanza bene. Salgo in sella, la Pamir Road continua costeggiando l'omonimo fiume, i chilometri da percorrere non sono molti ma le piste sterrate non consentono delle medie elevate, sull'altra riva è Afghanistan, stento a crederci. Attraverso villaggi dove i bambini corrono a salutare, la popolazione locale si rivela di grande cuore.
La moto gira che è un violino, ma ahimè comincia a perdere pezzi, lascio a bordo strada il para spruzzi posteriore, nulla di importante.
Arrivo, fortunatamente nel tardo pomeriggio e non a sera inoltrata come spesso capita, e posso rilassarmi un paio d'ore prima di cena nel dehor di un carinissimo alberghetto di Khorog, una cittadina dall'aria tutt'altro che ospitale situata su uno dei pochi punti di passaggio del confine, un luogo super presidiato e riservato alla popolazione locale afghana e tagica.





22 agosto 2018

Proseguo tra le montagne sulle piste sterrate, si sale sempre più di quota, la guida si fa a tratti impegnativa con tratti di sabbia e ghiaia ma è sempre molto divertente saperne uscire senza molte difficoltà. Mi diverto molto. La tappa termina a Langar, un villaggio minuscolo a 2500 metri difficilmente individuabile anche sulle mappe, dove pernotto in una homestay, diciamo l'analogo di un nostro b&b, praticamente a casa di gente locale, che ci cucina cena e colazione e ci offre, vista le temperature frizzanti della notte, un posto riparato dove dormire.






23 agosto 2018

Oggi tappa fenomenale!! Per ben tre volte ho superato i 4000 metri di altitudine! E' stato veramente un parco giochi di alta quota, con piste impegnative ma molto divertenti e panorami davvero da togliere il fiato. Viaggio praticamente in solitaria e le emozioni in solitudine vengono amplificate al massimo. Sono ancora raffreddato ma l'alta quota fortunatamente non mi fa alcun effetto, a parte un po' di fiatone se azzardo due passi, ma è normale. E' sempre stupendo il contatto umano con la popolazione locale, sono meravigliosi nello starti vicino dandoti ospitalità, anche nelle piccole cose, come darti il pranzo nelle locande o rifornirti di carburante con taniche e imbuti.
Arrivo a Murghab nel tardo pomeriggio, alloggio in un "hotel" nel quale manca la corrente, un generatore che fa un rumore che si avverte in tutto il paese la fornisce solo all'ora di cena. Poco male, mi addormento pochi minuti dopo mangiato.







24 agosto 2018

Col passo più alto dell'intero viaggio, a 4655 metri sul livello del mare, il passaggio attorno al lago Karakul, il costeggiamento per un centinaio di chilometri del confine con la Cina, un'ultima dogana al gelo a quasi 4000 metri di altitudine, uno smottamento tra l'uscita dal Tagikistan e l'ingresso in Kirghizistan che mi ha sbarrato la strada per più di due ore, e dulcis in fundo delle formalità doganali kirghize infinitamente lunghe... termino oggi la Pamir highway ed approdo che ormai è già buio ad Osh dove tra statue di Stalin ed ex alberghi dello Stato sembra di essere tornati all'Unione Sovietica.
La stanchezza comincia a farsi sentire. Ceno nel primo ristorante che individuo e dopo 3 giorni fuori dal mondo dormo in una stanza propriamente detta e sdraiato su un letto normale.







25-28 agosto 2018

In Kirghizistan fortunatamente le strade non sono male, c'è un discreto asfalto e si viaggia un po' più tranquilli. Dico fortunatamente perchè dopo un mese di moto ed un'ultima settimana sullo sterrato sono abbastanza cotto. La popolazione kirghiza non ha nulla a che vedere coi tagiki, sono presuntuosi ed arroganti come i russi con in più l'ottusità mentale dei cinesi.
Vengo fermato per eccesso di velocità da una pattuglia di poliziotti corrotti con i quali mi trovo costretto a contrattare il denaro da pagare per farmi ridare i documenti, ci perdo un'ora, e pochi chilometri dopo faccio quello che mai mi sarei aspettato di fare: forzo un secondo posto di blocco per evitare un'altra manfrina simile.
Faccio un'ultimo pernotto in quota a Suusamyr ed il giorno seguente raggiungo Biskek, la capitare del Kirghizistan, dove la consegna della moto allo spedizioniere segna il termine del mio viaggio.

Dopo più di 10000 km ed un mese intero in sella, tra non poche difficoltà, ma anche moltissime soddisfazioni, arrivo al punto dove in una manciata di ore un aereo mi riporterà a casa. Sono stanco, impolverato e mal concio. Ho voglia di riposare ma sono molto, ma molto, appagato da un'esperienza che mi porterò nel cuore per sempre.

Viaggio in Asia centrale: fatto. ✌🏻





Nessun commento:

Posta un commento

The Silk Road - 4° ed ultima parte - Pamir Highway

19 agosto 2018 Si riparte da Samarcanda in sella alla motona carica. Le strade sono sempre molto sconnesse, si deve fare attenzione, sop...