mercoledì 19 settembre 2018

The Silk Road - 3° parte - ...fino alla meta, ed oltre.

8 agosto 2018


Oggi percorro una splendida tappa, se non fosse per la preoccupazione dei problemi doganali che certamente mi troverò ad affrontare all'ingresso in Russia. Attraverso le verdi montagne del Caucaso, faccio una breve visita alla città troglodita di Uplistskhe ed al castello di Ananuri passato il quale la strada sale sempre di più, la temperatura si fa sempre più frizzantina, si superano i 2000 metri di quota fino a raggiungere Stepantsminda, a pochi chilometri dal confine russo, dove inspiegabilmente fuori dal mondo pernotto in un bellissimo albergo, talmente imponente da sembrare surreale essendo così disperso nel nulla tra le montagne.
Mi scervello per trovare una soluzione per l'indomani, so perfettamente che non troverò la magnanimità dei doganieri georgiani. Vado a letto molto, ma molto preoccupato per le sorti del mio viaggio.





9 agosto 2018

Una giornata davvero al limite. Sveglia alle 5,00, è ancora buio, niente colazione, si salta subito in sella, siamo a 2200 metri fuori fa freddo e piove. Non sono propriamente strade di alta montagna quiete, anzi, più mi avvicino alla frontiera e più aumentano ansia e traffico. Le dogane sono ubicate un una gola stretta ed umida, centinaia di camion attendono da giorni il passaggio da uno stato all'altro, le acque grigie del fiume Terek scorrono violente a pochi metri dalla strada. L'uscita dalla Georgia avviene senza problemi, poi scorgo l'ingresso allo spazio doganale russo, sono preoccupato. Appena arrivato sotto la pensilina, al riparo dall'acqua, un agente di polizia prende me e pochi altri in disparte e ci aiuta a compilare dei moduli scritti in cirillico, il controllo passaporti avviene in tempi relativamente brevi e senza problemi. Mi avvicino poi al gabbiotto delle pratiche doganali... l'ufficiale preposto sembra fare una prima opposizione, mi salta il cuore in gola, se dovesse rimandarmi indietro sarebbe un problema anche il reingresso in Georgia, ma invece incredibilmente fila tutto liscio!! Un piccolo computer portatile, la stampante dell'hotel ed un po' di ispirazione della sera prima hanno risolto ogni problema (faccina con occhiolino).

Dopo la dogana e coi crampi allo stomaco dalla fame percorro altri 500 chilometri attraversando il territorio più caldo dell'intero viaggio, non caldo climaticamente anzi, tutto il giorno sotto i 20 gradi ma soprattutto sotto una pioggia battente senza fine, ma siamo in Ossezia del Nord, un territorio molto presidiato militarmente, pieno di posti di blocco, confinante con la separatista Cecenia, zona di scontri e guerre pregresse.
Arrivo che è buio da un pezzo, stremato, umido e coi piedi bagnati (ahimè i miei stivali sono alla frutta) a Stavropol, territorio cuscinetto autonomo dove è possibile pernottare in sicurezza.

10 agosto 2018

Molto (ma molto) più rilassato dei giorni scorsi oggi percorro un altro gran bel tappone di trasferimento, si va sempre più ad est tra sguardi ostili ed arroganti della popolazione. Attraversando una Russia ai limiti del degrado e della povertà, arrivo in serata ad Astrachan dove ceno in un ristorantino tranquillo sul delta del Volga e, come da un po' di sere a questa parte, crollo a letto subito dopo.


11 agosto 2018

Nuova giornata di frontiera oggi, attraverso il ponte in chiatte su fiume Ural si arriva alla dogana di ingresso in Kazakistan. Sono veramente emozionato quando guardo contemporaneamente la mia moto ed il cartello di benvenuto. Comincio ad essere davvero lontano da casa, comincia un nuovo mondo tutto da scoprire. Guido attraverso centinaia di chilometri di steppa desertica una ventina di metri sotto il livello del mare, siamo in piena depressione caspica, la popolazione kazaka è decisamente accogliente e simpatica, facciamo addirittura cantare una canzone di Toto Cutugno ad un poliziotto fermo ad una stazione di servizio. Sto bene, la moto gira che è un violino, il caldo è sopportabile.
Mi fermo per la notte ad Atyrau.


12 agosto 2018

Si prosegue in terra kazaka verso sudest, non c'è nulla, solo steppa e i laghi salati sotto al livello del mare che fanno da contorno al Mar Caspio. Le condizioni stradali sono abbastanza buone, si prosegue piuttosto spediti, fa caldo, ci sono mucche, capre e cammelli quasi ovunque. La popolazione è curiosa, chiede selfies e di farsi foto vicino alla moto. Addirittura dopo aver fatto due chiacchiere con gli invitati mi intrufolo in un matrimonio dove "Mamma Maria" dei Ricchi e Poveri (brano del 1982) è stata la Hit del momento, che ridere. Arrivo nel tardo pomeriggio a Beyneu, l'ultimo centro abitato prima della frontiera con l'Uzbekistan, dove dopo un pochino di difficoltà nel trovare un luogo in cui trovare riparo, trascorro la notte.




13 agosto 2018

La sveglia è prevista per le 5, c'è da arrivare presto alla frontiera per cercare di velocizzare il disbrigo delle formalità doganali e ci sono da fare 500 km, ma io mi sveglio ancora prima, nel cuore della notte, avverto un dolore alla schiena che non mi è nuovo e anche il trovare, ancora avvolto nelle lenzuola, la posizione che mi fa star meglio non mi tranquillizza affatto.
Parto che è ancora buio, sono un centinaio di km da fare per arrivare al confine ma sono atroci, si percorre una strada provvisoria accanto al cantiere di quella nuova in costruzione sulla quale il traffico solleva un polverone che a tratti non si vede nulla, le condizioni della pista sterrata sono allucinanti, trovo toulè ondulè, buche enormi e pure banchi di sabbia. Appena arrivo alla dogana scendo dalla moto e nel giro di pochi istanti stramazzo a terra paralizzato da un dolore atroce che conosco abbastanza bene avendolo già provato un paio di volte: è una colica renale.
Uso le ultime forze per prepararmi un cocktail di farmaci adeguato e mi faccio fare un'intramuscolo, dopodiché chiudo gli occhi e mi spengo sul furgone di assistenza che nel frattempo è sopraggiunto. KO tecnico.

14 agosto 2018

Va un po' meglio, parto da Nukus, la tappa è breve, preferisco restare tranquillo e farmi portare. Arrivo a Khiva nel primo pomeriggio, ho tempo per fare visita alla città che si rivela una vera perla coi suoi mosaici, moschee e madrase racchiuse da mura merlate. Aperitivo in centro e poi ceno alla sera su una terrazza panoramica davvero suggestiva.



15 agosto 2015

Si riparte in sella per una tappa niente male. 500 km a più di 40 gradi nel deserto rosso Kizil Kum. Non ci sono distributori e fare approvvigionamento di benzina, tra l'altro molto scadente, diventa un'ardua impresa. Fortunatamente la gente è gentile ed ospitale ed è pronta a tutto pur di aiutarti. La strada è bella e scorrevole per la maggior parte del tragitto odierno, ma fa molto caldo e quindi visto ciò che ho passato due giorni fa inserisco nello schienale della giacca la riserva d'acqua, è come bere l'acqua bollente per fare il the, ma almeno mantengo un livello di idratazione e funzionalità renale adeguato, che in moto e con temperature simili è molto facile perdere senza accorgersene.
Arrivo a Bukhara per un soffio, con meno di un litro di carburante nel serbatoio, la città famosa per i suoi tappeti, patrimonio dell'UNESCO, appare subito a prima vista davvero bellissima!



16 agosto 2018

Oggi mi riposo. Sono in un bellissimo albergo situato nella zona pedonale, nel pieno centro di Bukhara, e decido di prendermi un po' di spazio per me. Vago da solo in giro per la città, c'è pure qualche turista europeo con il quale scambio due chiacchiere, visito il bazar, la grande moschea e mi faccio consigliare un paio di ristoranti giusti per il pranzo e la cena, dove assaggio piatti tipici della cucina uzbeka, come il plov nelle sue innumerevoli varianti.  Mai mi sarei immaginato di stare in Uzbekistan a passeggiare da solo in una città in pieno relax! Sto bene, anche se il rene non ha ancora smesso di dolermi, sto bevendo come un cammello e cerco di tenerlo a bada con un buscopan al giorno. Nonostante tutto mi sento carico e con una grande voglia di proseguire il mio viaggio!




17 e 18 agosto 2018

Un paio di centinaia di chilometri ed in un batter d'occhio mi ritrovo a mettere la spunta su una delle mete motociclistiche più ambite per eccellenza. Stento a credere ai miei occhi: partito da casa con la mia moto, dopo 21 giorni di viaggio e più di 8000 km sono a Samarcanda!
La città è grande, un vero caos, solo per trovare un distributore di benzina è un delirio, il traffico è tantissimo e disordinato. In moto, mezzi ai quali la popolazione locale non è affatto abituata, è davvero molto pericoloso. In un giorno e mezzo visito la moschea di Bibi-Khanim, il mausoleo di Tamerlano, il cimitero musulmano, compero anche qualche souvenir, ma la cosa che veramente toglie il fiato è il meraviglioso complesso del Registan, con la sua piazza enorme e le tre madrase coloratissime lascia veramente senza fiato. Da solo vale il viaggio!
Sono molto emozionato, nel mio caso Samarcanda è contemporaneamente meta e punto di partenza. Dopo un giorno fermo nella città di Tamerlano, teatro per secoli di incontri e di scambi tra mercanti, si parte per l'ultima parte di viaggio...







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