martedì 16 ottobre 2018

The Silk Road - 4° ed ultima parte - Pamir Highway

19 agosto 2018


Si riparte da Samarcanda in sella alla motona carica. Le strade sono sempre molto sconnesse, si deve fare attenzione, soprattutto quando sembra che fili tutto liscio, perchè buche enormi e molto pericolose sono sempre in agguato.
Dopo una manciata di chilometri (superato il tanto famigerato Tunnel della Morte, rivelatosi poi una normalissima galleria puzzolente) arrivo al confine, formalità doganali abbastanza veloci e sono in Tagikistan. La dogana è in mezzo al nulla, attraversata da molti locali a piedi, la ex Unione Sovietica ha cambiato i confini e con la sua fine alcune famiglie sono state separate, a questi poveretti tocca spostarsi sulle proprie gambe per chilometri, spesso con borse pesanti in mano.
In dogana non c'è nulla, il sole è battente, la logistica prevede l'assicurarsi del passaggio dei mezzi di supporto ma fa troppo caldo, decido di proseguire e mi fermo in compagnia degli amici motociclisti qualche chilometro dopo all'ombra di alcune piante. Dopo pochi minuti spunta, apparentemente dal nulla ma poi scorgo una fattoria in lontananza, un bambino di non più di 6 o 7 anni il quale si avvicina e stringe la mano a tutti, come a darci il benvenuto nel suo paese. Se la cosa così di per sé è stata commovente, non sono riuscito a trattenere le lacrime qualche minuto dopo quando lo stesso bimbo fu di ritorno per omaggiarci una borsa di plastica strapiena di frutta.

Il viaggio prosegue abbastanza speditamente fino a Dushambe, la capitale. Qualche settimana prima, ad un centinaio di km a sud della città, una vettura con a bordo degli squilibrati appartenenti all'autoproclamato stato islamico hanno investito ed ucciso 4 ciclisti occidentali. E io da domani sarò per tre giorni al confine con l'Afghanistan. Un pochino di tensione dentro non nascondo di avvertirla.






20 agosto 2018

Giornata da paura! L'ennesima, e temo che nemmeno sarà l'ultima.
Parto da Dushanbè al mattino presto e percorro una strada dalle condizioni allucinanti che mette a dura prova sia me che la moto. Attraverso piccoli villaggi, la popolazione locale è gentile ed ospitale, diversi i posti di blocco dove i militari, sempre in modo molto amichevole, chiedono i documenti ed i visti.
Il territorio si fa via via sempre più montano, fino ad arrivare ai 3252 metri del Khoburubot Pass, se il paesaggio appare tranquillo e rilassante in realtà la zona è abbastanza calda, nel senso che al di fuori dalla strada è pieno di mine antiuomo, ed i cartelli che lo segnalano incutono una sensazione che è difficile da descrivere.
Arrivo a Kalai Khum, a pochi metri dal confine con l'Afghanistan, che è già calato il buio, dopo 12 ore di guida su piste sterrate, sono stravolto e febbricitante. Ho appena le forze per rifornirmi di carburante e mangiare una zuppa calda alla locanda del paese. Mi imbottisco di ogni medicinale di cui dispongo e crollo a letto.







21 agosto 2018

Faccio colazione con un chilo di aspirina ma in confronto alle condizioni in cui sono andato a dormire ieri sera mi sento abbastanza bene. Salgo in sella, la Pamir Road continua costeggiando l'omonimo fiume, i chilometri da percorrere non sono molti ma le piste sterrate non consentono delle medie elevate, sull'altra riva è Afghanistan, stento a crederci. Attraverso villaggi dove i bambini corrono a salutare, la popolazione locale si rivela di grande cuore.
La moto gira che è un violino, ma ahimè comincia a perdere pezzi, lascio a bordo strada il para spruzzi posteriore, nulla di importante.
Arrivo, fortunatamente nel tardo pomeriggio e non a sera inoltrata come spesso capita, e posso rilassarmi un paio d'ore prima di cena nel dehor di un carinissimo alberghetto di Khorog, una cittadina dall'aria tutt'altro che ospitale situata su uno dei pochi punti di passaggio del confine, un luogo super presidiato e riservato alla popolazione locale afghana e tagica.





22 agosto 2018

Proseguo tra le montagne sulle piste sterrate, si sale sempre più di quota, la guida si fa a tratti impegnativa con tratti di sabbia e ghiaia ma è sempre molto divertente saperne uscire senza molte difficoltà. Mi diverto molto. La tappa termina a Langar, un villaggio minuscolo a 2500 metri difficilmente individuabile anche sulle mappe, dove pernotto in una homestay, diciamo l'analogo di un nostro b&b, praticamente a casa di gente locale, che ci cucina cena e colazione e ci offre, vista le temperature frizzanti della notte, un posto riparato dove dormire.






23 agosto 2018

Oggi tappa fenomenale!! Per ben tre volte ho superato i 4000 metri di altitudine! E' stato veramente un parco giochi di alta quota, con piste impegnative ma molto divertenti e panorami davvero da togliere il fiato. Viaggio praticamente in solitaria e le emozioni in solitudine vengono amplificate al massimo. Sono ancora raffreddato ma l'alta quota fortunatamente non mi fa alcun effetto, a parte un po' di fiatone se azzardo due passi, ma è normale. E' sempre stupendo il contatto umano con la popolazione locale, sono meravigliosi nello starti vicino dandoti ospitalità, anche nelle piccole cose, come darti il pranzo nelle locande o rifornirti di carburante con taniche e imbuti.
Arrivo a Murghab nel tardo pomeriggio, alloggio in un "hotel" nel quale manca la corrente, un generatore che fa un rumore che si avverte in tutto il paese la fornisce solo all'ora di cena. Poco male, mi addormento pochi minuti dopo mangiato.







24 agosto 2018

Col passo più alto dell'intero viaggio, a 4655 metri sul livello del mare, il passaggio attorno al lago Karakul, il costeggiamento per un centinaio di chilometri del confine con la Cina, un'ultima dogana al gelo a quasi 4000 metri di altitudine, uno smottamento tra l'uscita dal Tagikistan e l'ingresso in Kirghizistan che mi ha sbarrato la strada per più di due ore, e dulcis in fundo delle formalità doganali kirghize infinitamente lunghe... termino oggi la Pamir highway ed approdo che ormai è già buio ad Osh dove tra statue di Stalin ed ex alberghi dello Stato sembra di essere tornati all'Unione Sovietica.
La stanchezza comincia a farsi sentire. Ceno nel primo ristorante che individuo e dopo 3 giorni fuori dal mondo dormo in una stanza propriamente detta e sdraiato su un letto normale.







25-28 agosto 2018

In Kirghizistan fortunatamente le strade non sono male, c'è un discreto asfalto e si viaggia un po' più tranquilli. Dico fortunatamente perchè dopo un mese di moto ed un'ultima settimana sullo sterrato sono abbastanza cotto. La popolazione kirghiza non ha nulla a che vedere coi tagiki, sono presuntuosi ed arroganti come i russi con in più l'ottusità mentale dei cinesi.
Vengo fermato per eccesso di velocità da una pattuglia di poliziotti corrotti con i quali mi trovo costretto a contrattare il denaro da pagare per farmi ridare i documenti, ci perdo un'ora, e pochi chilometri dopo faccio quello che mai mi sarei aspettato di fare: forzo un secondo posto di blocco per evitare un'altra manfrina simile.
Faccio un'ultimo pernotto in quota a Suusamyr ed il giorno seguente raggiungo Biskek, la capitare del Kirghizistan, dove la consegna della moto allo spedizioniere segna il termine del mio viaggio.

Dopo più di 10000 km ed un mese intero in sella, tra non poche difficoltà, ma anche moltissime soddisfazioni, arrivo al punto dove in una manciata di ore un aereo mi riporterà a casa. Sono stanco, impolverato e mal concio. Ho voglia di riposare ma sono molto, ma molto, appagato da un'esperienza che mi porterò nel cuore per sempre.

Viaggio in Asia centrale: fatto. ✌🏻





mercoledì 19 settembre 2018

The Silk Road - 3° parte - ...fino alla meta, ed oltre.

8 agosto 2018


Oggi percorro una splendida tappa, se non fosse per la preoccupazione dei problemi doganali che certamente mi troverò ad affrontare all'ingresso in Russia. Attraverso le verdi montagne del Caucaso, faccio una breve visita alla città troglodita di Uplistskhe ed al castello di Ananuri passato il quale la strada sale sempre di più, la temperatura si fa sempre più frizzantina, si superano i 2000 metri di quota fino a raggiungere Stepantsminda, a pochi chilometri dal confine russo, dove inspiegabilmente fuori dal mondo pernotto in un bellissimo albergo, talmente imponente da sembrare surreale essendo così disperso nel nulla tra le montagne.
Mi scervello per trovare una soluzione per l'indomani, so perfettamente che non troverò la magnanimità dei doganieri georgiani. Vado a letto molto, ma molto preoccupato per le sorti del mio viaggio.





9 agosto 2018

Una giornata davvero al limite. Sveglia alle 5,00, è ancora buio, niente colazione, si salta subito in sella, siamo a 2200 metri fuori fa freddo e piove. Non sono propriamente strade di alta montagna quiete, anzi, più mi avvicino alla frontiera e più aumentano ansia e traffico. Le dogane sono ubicate un una gola stretta ed umida, centinaia di camion attendono da giorni il passaggio da uno stato all'altro, le acque grigie del fiume Terek scorrono violente a pochi metri dalla strada. L'uscita dalla Georgia avviene senza problemi, poi scorgo l'ingresso allo spazio doganale russo, sono preoccupato. Appena arrivato sotto la pensilina, al riparo dall'acqua, un agente di polizia prende me e pochi altri in disparte e ci aiuta a compilare dei moduli scritti in cirillico, il controllo passaporti avviene in tempi relativamente brevi e senza problemi. Mi avvicino poi al gabbiotto delle pratiche doganali... l'ufficiale preposto sembra fare una prima opposizione, mi salta il cuore in gola, se dovesse rimandarmi indietro sarebbe un problema anche il reingresso in Georgia, ma invece incredibilmente fila tutto liscio!! Un piccolo computer portatile, la stampante dell'hotel ed un po' di ispirazione della sera prima hanno risolto ogni problema (faccina con occhiolino).

Dopo la dogana e coi crampi allo stomaco dalla fame percorro altri 500 chilometri attraversando il territorio più caldo dell'intero viaggio, non caldo climaticamente anzi, tutto il giorno sotto i 20 gradi ma soprattutto sotto una pioggia battente senza fine, ma siamo in Ossezia del Nord, un territorio molto presidiato militarmente, pieno di posti di blocco, confinante con la separatista Cecenia, zona di scontri e guerre pregresse.
Arrivo che è buio da un pezzo, stremato, umido e coi piedi bagnati (ahimè i miei stivali sono alla frutta) a Stavropol, territorio cuscinetto autonomo dove è possibile pernottare in sicurezza.

10 agosto 2018

Molto (ma molto) più rilassato dei giorni scorsi oggi percorro un altro gran bel tappone di trasferimento, si va sempre più ad est tra sguardi ostili ed arroganti della popolazione. Attraversando una Russia ai limiti del degrado e della povertà, arrivo in serata ad Astrachan dove ceno in un ristorantino tranquillo sul delta del Volga e, come da un po' di sere a questa parte, crollo a letto subito dopo.


11 agosto 2018

Nuova giornata di frontiera oggi, attraverso il ponte in chiatte su fiume Ural si arriva alla dogana di ingresso in Kazakistan. Sono veramente emozionato quando guardo contemporaneamente la mia moto ed il cartello di benvenuto. Comincio ad essere davvero lontano da casa, comincia un nuovo mondo tutto da scoprire. Guido attraverso centinaia di chilometri di steppa desertica una ventina di metri sotto il livello del mare, siamo in piena depressione caspica, la popolazione kazaka è decisamente accogliente e simpatica, facciamo addirittura cantare una canzone di Toto Cutugno ad un poliziotto fermo ad una stazione di servizio. Sto bene, la moto gira che è un violino, il caldo è sopportabile.
Mi fermo per la notte ad Atyrau.


12 agosto 2018

Si prosegue in terra kazaka verso sudest, non c'è nulla, solo steppa e i laghi salati sotto al livello del mare che fanno da contorno al Mar Caspio. Le condizioni stradali sono abbastanza buone, si prosegue piuttosto spediti, fa caldo, ci sono mucche, capre e cammelli quasi ovunque. La popolazione è curiosa, chiede selfies e di farsi foto vicino alla moto. Addirittura dopo aver fatto due chiacchiere con gli invitati mi intrufolo in un matrimonio dove "Mamma Maria" dei Ricchi e Poveri (brano del 1982) è stata la Hit del momento, che ridere. Arrivo nel tardo pomeriggio a Beyneu, l'ultimo centro abitato prima della frontiera con l'Uzbekistan, dove dopo un pochino di difficoltà nel trovare un luogo in cui trovare riparo, trascorro la notte.




13 agosto 2018

La sveglia è prevista per le 5, c'è da arrivare presto alla frontiera per cercare di velocizzare il disbrigo delle formalità doganali e ci sono da fare 500 km, ma io mi sveglio ancora prima, nel cuore della notte, avverto un dolore alla schiena che non mi è nuovo e anche il trovare, ancora avvolto nelle lenzuola, la posizione che mi fa star meglio non mi tranquillizza affatto.
Parto che è ancora buio, sono un centinaio di km da fare per arrivare al confine ma sono atroci, si percorre una strada provvisoria accanto al cantiere di quella nuova in costruzione sulla quale il traffico solleva un polverone che a tratti non si vede nulla, le condizioni della pista sterrata sono allucinanti, trovo toulè ondulè, buche enormi e pure banchi di sabbia. Appena arrivo alla dogana scendo dalla moto e nel giro di pochi istanti stramazzo a terra paralizzato da un dolore atroce che conosco abbastanza bene avendolo già provato un paio di volte: è una colica renale.
Uso le ultime forze per prepararmi un cocktail di farmaci adeguato e mi faccio fare un'intramuscolo, dopodiché chiudo gli occhi e mi spengo sul furgone di assistenza che nel frattempo è sopraggiunto. KO tecnico.

14 agosto 2018

Va un po' meglio, parto da Nukus, la tappa è breve, preferisco restare tranquillo e farmi portare. Arrivo a Khiva nel primo pomeriggio, ho tempo per fare visita alla città che si rivela una vera perla coi suoi mosaici, moschee e madrase racchiuse da mura merlate. Aperitivo in centro e poi ceno alla sera su una terrazza panoramica davvero suggestiva.



15 agosto 2015

Si riparte in sella per una tappa niente male. 500 km a più di 40 gradi nel deserto rosso Kizil Kum. Non ci sono distributori e fare approvvigionamento di benzina, tra l'altro molto scadente, diventa un'ardua impresa. Fortunatamente la gente è gentile ed ospitale ed è pronta a tutto pur di aiutarti. La strada è bella e scorrevole per la maggior parte del tragitto odierno, ma fa molto caldo e quindi visto ciò che ho passato due giorni fa inserisco nello schienale della giacca la riserva d'acqua, è come bere l'acqua bollente per fare il the, ma almeno mantengo un livello di idratazione e funzionalità renale adeguato, che in moto e con temperature simili è molto facile perdere senza accorgersene.
Arrivo a Bukhara per un soffio, con meno di un litro di carburante nel serbatoio, la città famosa per i suoi tappeti, patrimonio dell'UNESCO, appare subito a prima vista davvero bellissima!



16 agosto 2018

Oggi mi riposo. Sono in un bellissimo albergo situato nella zona pedonale, nel pieno centro di Bukhara, e decido di prendermi un po' di spazio per me. Vago da solo in giro per la città, c'è pure qualche turista europeo con il quale scambio due chiacchiere, visito il bazar, la grande moschea e mi faccio consigliare un paio di ristoranti giusti per il pranzo e la cena, dove assaggio piatti tipici della cucina uzbeka, come il plov nelle sue innumerevoli varianti.  Mai mi sarei immaginato di stare in Uzbekistan a passeggiare da solo in una città in pieno relax! Sto bene, anche se il rene non ha ancora smesso di dolermi, sto bevendo come un cammello e cerco di tenerlo a bada con un buscopan al giorno. Nonostante tutto mi sento carico e con una grande voglia di proseguire il mio viaggio!




17 e 18 agosto 2018

Un paio di centinaia di chilometri ed in un batter d'occhio mi ritrovo a mettere la spunta su una delle mete motociclistiche più ambite per eccellenza. Stento a credere ai miei occhi: partito da casa con la mia moto, dopo 21 giorni di viaggio e più di 8000 km sono a Samarcanda!
La città è grande, un vero caos, solo per trovare un distributore di benzina è un delirio, il traffico è tantissimo e disordinato. In moto, mezzi ai quali la popolazione locale non è affatto abituata, è davvero molto pericoloso. In un giorno e mezzo visito la moschea di Bibi-Khanim, il mausoleo di Tamerlano, il cimitero musulmano, compero anche qualche souvenir, ma la cosa che veramente toglie il fiato è il meraviglioso complesso del Registan, con la sua piazza enorme e le tre madrase coloratissime lascia veramente senza fiato. Da solo vale il viaggio!
Sono molto emozionato, nel mio caso Samarcanda è contemporaneamente meta e punto di partenza. Dopo un giorno fermo nella città di Tamerlano, teatro per secoli di incontri e di scambi tra mercanti, si parte per l'ultima parte di viaggio...







mercoledì 12 settembre 2018

The Silk Road - 2° parte - Turchia

4 agosto 2018


Per motivi logistici poco interessanti il gruppo che si doveva formare questa mattina non si è formato, forse è meglio così, procedo praticamente in solitaria (in realtà c'è Davide, il mio compagno di stanza, che ogni tanto incrocio sulla strada) per quella che sarà la tappa chilometricamente (ne verranno altre ben più faticose) più lunga del viaggio. In Turchia ogni strada è praticamente un'autostrada, a 4 corsie e ben asfaltata, viaggio bene, tranquillo, guido rilassato con una mano sola, fa fresco oltre i 1000 metri, mi distraggo godendomi il panorama fatto per lo più di immensi campi di grano appena mietuto. Nel tardo pomeriggio arrivo a Goreme, cuore della Cappadocia, nell'atmosfera magica dei camini delle fate, dove l'indomani mi aspetta una delle più belle esperienze mai vissute!





5 agosto 2018


Niente moto, mi sveglio alle 4 del mattino, passa un minivan a prendermi mezz'ora dopo e mi porta insieme ad un sacco di altra gente a volare in mongolfiera sul magico territorio della Cappadocia che all'alba assume dei caratteri davvero fiabeschi, 150 palloni in volo quella mattina, davvero un'esperienza unica. Nel pomeriggio faccio visita al museo a cielo aperto di Goreme, nel quale vi sono i resti di numerosi santuari cristiani nei quali purtroppo l'iconografia è stata sfregiata dall'integralismo islamico, alla città sotterranea di Kaymakli, ed innumerevoli sono le soste ai vari punti panoramici di un territorio veramente surreale.







6 agosto 2018


Ci si sposta sempre più ad est, pensavo di soffrire il caldo in Turchia invece la strada attraversa l'altopiano anatolico tra i 1500 ed i 2000 metri, si sta bene in moto, tanto che scorgo un immenso lago salato in lontananza e cerco la strada per raggiungerlo e scorrazzarci all'interno. L'atmosfera sulla sabbia salata è davvero surreale. Dopo essere finalmente riuscito ad acquistare il dispositivo elettronico per il pagamento dei pedaggi autostradali, che ovviamente ora non mi serve più, arrivo in serata ad Erzincan, in Anatolia orientale.



7 agosto 2018


L'ultima parte di Turchia è davvero piacevole, le temperature sono fresche e gli immensi campi di grano dei giorni scorsi lasciano spazio a paesaggi montani dal tripudio di colori.
Poi però al confine con la Georgia passo una brutta mezz'ora! Per cavilli burocratici inutili da spiegare (mi manca un documento) pare che non ci sia verso di passare. Mi rassegno, sto già pensando a come fare per tornare indietro, a godermi eventualmente un po' di mare sulla costa turca, quando l'ispettore capo della dogana, preso da inspiegabile magnanimità, mi dice che per questa volta sono suo ospite, mi fa mettere il timbro sul passaporto e mi lascia entrare nel suo Paese. Passo la notte poco dopo il confine, nel bellissimo castello di Akhaltsikhe.



mercoledì 5 settembre 2018

The Silk Road - 1° parte - Alla fine dell'Europa

Sabato 28 luglio 2018

La moto è pronta dalla sera prima, è giunto il momento di partire, un'ultima controllata alle ultime cose e senza fretta mi metto in viaggio a metà mattina e via che si va spediti, su una autostrada A4 infuocata come non mai. Nel pomeriggio raggiungo Trieste ed esco  rapidamente dall'Italia, un po' di traffico invece all'ingresso in Croazia (perchè pur essendo UE non è ancora in area Shengen) e mi fermo in un B&B carinissimo, a pochi chilometri da Capodistria, dove ceno ottimamente in una atmosfera di pace all'ombra degli ulivi.



Domenica 29 luglio 2018

Si riparte al mattino verso le 9 dopo una abbondante colazione, rientro in Slovenia dove il paesaggio è molto rilassante, l'autostrada si snoda tra le verdi colline. Successivamente di nuovo in Croazia, passando a sud della capitale Zagabria, il territorio si fa più pianeggiante e proseguo via spedito anche se a tranquillo ritmo autostradale. Trovo un po' di coda alla dogana serba, c'è traffico, un sacco di macchine targate tedesche: sono turchi che vivono e lavorano in Germania che tornano a casa per le vacanze estive. La polizia però fa passare le moto avanti, un'oretta e me la cavo. Dopo un paio di acquazzoni, uno dei quali talmente violento che mi costringe a fermarmi al riparo in un'area di servizio, riesco a passare Belgrado, l'autostrada ci passa proprio attraverso, scorgo il Danubio che taglia in due la città, è grigio come grigi sono gli edifici più alti che ricordano il vecchio regime, non posso troppo distrarmi guardandomi in giro però, i serbi in auto sono arroganti, ti sfiorano a velocità folli sorpassandoti. Serve attenzione.
Arrivo in serata, dopo aver macinato un bel po' di chilometri, a Smederevo, un paese dal degrado talmente evidente che sembra Africa, immerso in una acciaieria enorme, sembra la Springfield balcanica, dove però per pochi soldi pernotto in un alberghetto niente male.




Lunedì 30 luglio 2018

Tappa a rilento, pochi chilometri ma ho sicuramente fatto pratica in vista dei confini tra gli stati asiatici che attraverserò: due ore per passare dalla Serbia alla Bulgaria. Approdo in serata a Sofia, raggiungo un albergo in centro sgomitando in un traffico disordinato ed arrogante. Grazie alla dritta di un amico ceno in un ristorante molto figo e molto gourmet (https://www.facebook.com/Kosmos.restaurant/), e visto il buon punto sulla tabella di marcia decido di fermarmi un giorno per visitare la città.




Martedì 31 luglio 2018

Abiti comodi e giornata in giro a piedi nella capitale bulgara. La città evidenza forti contrasti, una periferia al limite del degrado ma un centro pedonale vivibile ed una zona istituzionale monumentale che ne denota il carattere. Il Largo con il Palazzo del Partito (ora sede governativa) che riporta alla memoria il periodo comunista è sicuramente la parte più di rappresentanza, e poi finalmente ho avuto l'immenso piacere di poter ammirare dal vivo la bellissima cattedrale ortodossa di Alexander Nevskij che con le sue cupole neobizantine verdi e dorate è a mio avviso l'attrattiva più bella di Sofia.





Mercoledì 1 agosto 2018

Parto da Sofia verso le 8 con una temperatura ideale per viaggiare in moto, ci sono 20°, ma il fresco dura poco, fortuna che oggi i chilometri non sono molti. Attraverso immensi campi di girasoli e poi ancora coda sotto un caldo infernale per l'ingresso in Turchia. Rischiando la vita ad ogni metro in un traffico a dir poco infernale arrivo alla fine dell'Europa approdando a Costantinopoli, l'antica Bisanzio.




Giovedì 2 e venerdì 3 agosto 2018

Istanbul si rivela una città magica, al confine tra oriente ed occidente, la sua cultura musulmana con moschee monumentali e un gran bazar a dir poco spettacolare si interseca con uno sviluppo ed una frenesia tipicamente europea. Cerco il contatto con la gente, prendo taxi e metropolitana, la città appare accogliente, la percezione di sicurezza è pari a qualsiasi altra città europea. Si sta bene.
La Moschea Blu, nonostante i lavori di ristrutturazione, lascia senza fiato, e se vogliamo ancor più fascino e ancor più densa di storia è la cattedrale di Santa Sofia, ora museo cittadino. Merita una visita anche la Basilica Cisterna, costruita da Giustiniano 1500 anni fa, durante il periodo più prospero dell'Impero Romano d'Oriente, e il complesso del Topkapi con le coloratissime stanze dell'Harem del sultano ottomano.







The Silk Road - 4° ed ultima parte - Pamir Highway

19 agosto 2018 Si riparte da Samarcanda in sella alla motona carica. Le strade sono sempre molto sconnesse, si deve fare attenzione, sop...